Gli Elementi Essenziali dell’Ottica Laboratoriale

L’approccio laboratoriale rappresenta un paradigma educativo innovativo che enfatizza l’importanza dell’autonomia e della responsabilità dei bambini nel proprio processo di apprendimento. Questo metodo si discosta dai tradizionali modelli didattici, ponendo gli studenti al centro di un processo dinamico e interattivo che favorisce lo sviluppo di competenze trasversali e abilità critiche.

Di seguito i 5 elementi che la caratterizzano:

La Scelta: l’approccio laboratoriale attiva i bambini a individuare e scegliere i loro compiti, anziché assegnarli. Questo stimola la responsabilità e l’autonomia, promuovendo un pensiero progettuale che coinvolge il bambino nel proprio processo di apprendimento.

La Progettazione: scegliere e avviare un pensiero in azione significa promuovere la cultura della progettazione, generando idee e alimentando la consapevolezza delle proprie capacità. Gli educatori condividono gli obiettivi educativi con i ragazzi, stimolando una mente laboratoriale che lavora su prospettive immediate e a lungo termine.

Domanda Generativa e Teorie Ingenue: gli educatori pongono domande generative che stimolano la riflessione e l’autoapprendimento. Le domande attivano la mente laboratoriale, portando i ragazzi a connettere le loro conoscenze esperienziali con i saperi disciplinari.

Autovalutazione e Autoregolazione: i bambini valutano periodicamente il proprio metodo di lavoro e quello dei compagni attraverso indicatori concordati, favorendo una presa di coscienza personale e una regolazione di sé basata su feedback critici e costruttivi.

Ripetizione, Variazione e Trasferibilità: apprendere attraverso ripetizioni e variazioni permette ai bambini di padroneggiare le abilità e trasferirle in altri contesti. Tale elemento favorisce la connessione tra saperi diversi e l’automatizzazione delle procedure, rendendo il bambino più sicuro e propositivo.

La scelta:

La scelta dei laboratori da parte dei bambini viene effettuata ad inizio anno, esprimendo le loro preferenze rispetto a diverse proposte rovesciando il cliché dell’adulto che decide per loro. Tale ribaltamento attiva la motivazione e il coinvolgimento dei bambini, permettendo loro di esplorare e sviluppare le proprie capacità. Un laboratorio molto richiesto dai bambini è quello dell’orto. Durante il laboratorio, gli educatori pongono domande generative come “Secondo voi, a cosa serve un orto?”, stimolando i bambini a riflettere e a collegare le loro esperienze personali con le nuove conoscenze. Molto spesso, dalle loro risposte si indaga su come le sue esperienze passate influenzano la loro comprensione e il loro apprendimento.

Il Manto rappresenta un esempio virtuoso di come l’educazione laboratoriale possa integrare l’inclusione, la sostenibilità e l’educazione green. Attraverso un approccio basato sulla competenza, l’autoregolazione e l’integrazione dei saperi, i bambini sviluppano una mente laboratoriale capace di affrontare compiti complessi e di adattarsi a contesti diversi. Questo metodo non solo valorizza le capacità individuali, ma promuove anche una cultura della sostenibilità e del rispetto per l’ambiente, preparando i giovani a diventare cittadini responsabili e consapevoli.

La didattica laboratoriale de “Il Manto SCS”

La didattica laboratoriale quale approccio metodologico che deriva dal modello Autoregolativo (Mercadante, 2007) è quanto utilizza Il Manto per elaborare il Curricolo dei talenti e dei potenziali di ogni alunno; un bilancio di competenze e capacità osservate in azione. Approccio che si fonda su due concetti fondamentali:  

  • competenza/capacità, intesa come espressione personale di tenere insieme sia la dimensione conoscitiva e operativa (relative all’ambito disciplinare) sia la dimensione emotivo-socio-relazionale-civica (relativa alle competenze chiave di cittadinanza), visto che si è sempre in un contesto civico; 
  • ottica laboratoriale, intesa sia secondo i contorni delineati dal Decreto Ministeriale del 27 dicembre 2012, che lo vede come luogo fisico e come momento in cui il minore progetta, sperimenta, discute, impara, negozia, costruisce e valuta risultati; sia come approccio all’autoregolazione del pensiero che si pensa e che poi agisce in autonomia e corresponsabilità. 

In tal senso, la didattica laboratoriale è finalizzata a sviluppare le potenzialità volitive e organizzativo-civiche del giovane secondo tre dimensioni che sostanziano la persona competente e le sue specifiche capacità del comprendere e del produrre:  

  • la dimensione conoscitiva, relativa all’ambito disciplinare di un sapere riconosciuto utile, pertanto necessario a scegliere consapevolmente;  
  • la dimensione operativa, inerente le capacità progettuali, di scelta, di pianificazione, di realizzazione-revisione su base critica dal problem posing al problem solving oltre che strategica; 
  • la dimensione emotivo-socio-relazionale-civica, inerente alla propria gestione nel contesto in cui opera in quel momento, al rapporto con se, coi pari, con gli adulti e al progetto scelto.  

Con l’accompagnamento di educatori professionisti i ragazzi approcciano la didattica attraverso l’esperienza che coniuga “sapere” e “saper fare” per cui: imparano le proporzioni e le frazioni preparando i biscotti; scoprono le figure piane progettando e poi costruendo un aeroplano di legno; sperimentano il clima, il sistema solare, la ricaduta delle nostre azioni nella chimica di base attraverso la progettazione e cura delle coltivazioni.  

Nei diversi laboratori realizzati in un ambiente “domestico e familiare” gli educatori sollecitano il contributo di ogni ragazzo nell’ideare, immaginare progettando [pro-jecto], pianificare, confrontare, realizzare e poi valutare le reciproche azioni facendo rendiconti economico-sociali. Questa metodologia attiva la volontà del fare, del mettersi in gioco come protagonista, del provare, sapendo che sbagliando si impara a superare le frustrazioni. Il giovane “mette in campo” e misura la propria creatività insieme alle materie scolastiche, coopera e si confronta con gli altri, prende atto delle sue capacità e sviluppa progetti. 

In questo senso le attività laboratoriali integrano sia i linguaggi del curricolo scolastico con il curricolo extra-scolastico; sia i saperi e i metodi di studio interrogando le conoscenze nella loro complessità e reticolarità interdipendente. È proprio sulla base di questa impostazione che nasce l’elaborazione di un “Curricolo extrascolastico dei talenti e dei potenziali di ogni ragazzo” a cura di Mercadante, con l’intento di integrare il profilo dello studente con il profilo espresso dalla scuola. Questo documento contiene strategie e processi manifestati nei vari contesti laboratoriali, il livello di organizzazione del ragazzo mentre svolge il suo compito e i prodotti lo studente ha realizzato al meglio, poiché, se valorizzati, sarà in grado di ripeterli nel prossimo futuro. Il curricolo è redatto con e per il ragazzo stesso, per la famiglia e per la scuola, come richiesto dalle Indicazioni Ministeriali, per documentare le capacità significative agite dal ragazzo al di fuori dell’ambito scolastico. Competenze contestualizzate che il ragazzo esercita in modo multidimensionale in quanto espressione di abilità: manuali, cognitive, metacognitive, relazionali, emotive e civiche.  

Il modello Autoregolativo di riferimento applicato da Il Manto vede infatti la persona competente come “insieme integrato di conoscenze, abilità e atteggiamenti, utili a far fronte ad un compito o a un insieme di compiti, riuscendo a mettere in moto e a orchestrare le proprie risorse interne, cognitive, affettive e volitive e a utilizzare le risorse esterne disponibili in modo coerente e fecondo” (Pellerey, 2004:12) competenze descritte come etica della responsabilità, dell’autonomia  e dell’esercizio di cittadinanza (Raccomandazioni del 23-4-2008, Quadro Europeo delle qualifiche; ONU, Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile, ob 4: fornire una educazione di qualità, equa, inclusiva e di opportunità di apprendimento per tutti ).

Tutoring: Personal Level of the Educational Plan 

1.1. Synthetic description of the practice 

The educational tutor is responsible for accompanying the training and educational pathway of the class group and of each individual student through a customised pathway. The tutor builds a “customised” pathway through observation, educational relations, vocational guidance, activities and projects aimed at achieving the educational success and excellence of each student and class group, the latter being understood as both a recipient and an educational resource. 

Real Project Work 

1.1. Synthetic description of the practice 

Real project work consists of an order, requested by a real client, given by principal to an entire class, to be developed within the school year and inherent in the specific direction of the education / training course. All the students are involved, with a view of inclusion that includes common steps but also a differentiation and division of work; it is divided into phases which are divided into specific activities. The purpose of the Real project work is twofold: on the one hand it is an opportunity for learning and expression of specific sector and direction skills in a real context, on the other hand it constitutes motivation and a synthetic point of conceptual link between the apprenticeships and the real world. 

Work-based Learning Program for Migrants

1.1. Synthetic description of the practice

The work-based learning program is a course that trains young migrants through a cultural and professionalizing course; the aim is a holistic development of each student, which translates into a positive insertion into society and the labour market. The practice is managed by a coordinator and by tutors and trainers, who interface with local companies.