I cambiamenti in atto a livello socio-demografico, economico, tecnologico sono davanti a tutti. E la velocità di questi cambiamenti è evidentemente esponenziale, favorita dall’interconnessione globale. Questa sfida, affascinante, non risparmia il mondo dell’educazione e formazione professionale, oggi chiamato a ripensare contenuti (conoscenze e competenze), metodi e luoghi dell’apprendimento non solo per gli studenti, ma anche per gli stessi formatori e lo staff[1]. Il cambio di paradigma vissuto a livello sociale rende ancora più urgente il cambio di paradigma dell’ecosistema educativo e formativo.
(paper pubblicato su Nuova Professionalità, n. 2 – Agosto 2020)
1. Internazionalizzare per vivere e non sopravvivere
La letteratura documenta alcune delle principali motivazioni che spingono il cambiamento. In primo luogo, la mobilità internazionale del lavoro, mai come oggi, richiede una formazione che includa esperienza internazionale e competenze in linea con le richieste di un mercato più ampio di quello locale, aumentando l’effettiva futura occupabilità[1]. Accanto ai vantaggi per gli studenti, lo stesso sviluppo professionale dei docenti e formatori urge un passo nuovo. Diversi studi in proposito hanno evidenziato il cambiamento della loro stessa identità, sempre più sbilanciata verso le capacità di counselling, leadership, interazione continua con gli studenti ma anche con il mondo del lavoro a livello locale e internazionale, come nel caso della Finlandia, paese tra i più avanzati in questo ambito[2]. Lo studio di Tran e Nguyen[3] evidenzia nei docenti il valore dell’essere sempre più “cosmopolita” per la ricostruzione della loro identità professionale nell’attuale contesto educativo. Jonsson e Almerud[4], ad esempio, hanno mappato le competenze emergenti nei docenti e formatori che avevano vissuto un’esperienza internazionale, evidenziandone in particolare i vantaggi in termini di soft skills.
Naturalmente il cambiamento non può accadere senza che i centri di formazione, a livello di leadership e di staff, cambino. L’esperienza della formazione terziaria, anche professionalizzante (Università di Scienze Applicate, Community Colleges, Its…), è evidente: i curricula si internazionalizzano, si ampliano i network con partner educativi e aziende estere, il target degli studenti non è più solo locale, aumentano le attività di staff (gestione di tirocini all’estero o di mobilità incoming). Come evidente, i centri devono interrogarsi su come cambiare e adattare i processi interni[5], ma soprattutto come integrare il capitale di risorse umane a disposizione[6]. Più a livello macro, l’intero sistema educativo e formativo può e deve interrogarsi su come favorire questo processo: sono tanti gli esempi di innovazione del sistema educativo e formativo nazionale seguito a un rapporto di partnership internazionale[7].
L’internazionalizzazione, dunque, rappresenta una strada importante per favorire il cambiamento richiesto. Anche se, a livello di formazione secondaria professionale, l’internazionalizzazione non ha ancora raggiunto il suo effettivo potenziale (anche in termini di ricerca sul tema[8]), esistono tanti strumenti e pratiche a livello globale, quali[9]: mobilità di studenti e staff; partnerships transnazionali con aziende e altri centri di formazione; recruitment dello staff; attività di consulenza, formazione e sviluppo. La Commissione Europea, grazie ad esempio al programma Erasmus+, ha sensibilmente favorito questo processo: quasi 15 miliardi in 7 anni (+40% rispetto al precedente programma) hanno permesso a oltre 3 milioni di giovani di fare un’esperienza di studio o lavoro all’estero, così come di aumentare la collaborazione transnazionale per docenti di innovare strumenti, metodi e contenuti del loro lavoro quotidiano[10].
Gli stessi policy-makers europei e internazionali oggi rilevano che la strada per l’eccellenza nella formazione professionale sia non solo basata sul lavoro di consolidamento locale con i principali stakeholder dell’ecosistema (aziende, istituzioni e ricerca), ma che l’attivazione di piattaforme internazionali accelera questo processo. Iniziative simili sono infatti al centro di recenti programmi: la Commissione Europea, con la promozione di piattaforme pilota per i Centres of Vocational Excellence[11]; Etf con il lavoro di mappatura dei centri di eccellenza e il loro supporto allo sviluppo nei paesi extra-Ue[12]; Unesco-Unevoc con l’iniziativa degli i-Hubs (The Skills for Innovation Hubs initiative), finalizzata alla collaborazione tra 10 eccellenze della rete Unesco-Unevoc in tutto il mondo per lo sviluppo di imprenditorialità, innovazione e sostenibilità[13].
2. Il modello sviluppato da Cometa Formazione
Cometa Formazione è un centro di formazione che ha orientato la sua attività verso l’innovazione didattica per l’eccellenza inclusiva[14]. Nata oltre 15 anni fa per offrire percorsi di formazione professionale a giovani dispersi della provincia di Como, Cometa Formazione – Scuola Oliver Twist ha da subito sviluppato una propensione all’innovazione per rispondere in maniera adeguata ad un target così complesso. Oggi la sua offerta formativa, forte del modello Scuola-Impresa e di un approccio personalizzato[15], include:
- formazione professionale nei settori dell’ospitalità, falegnameria e tessile;
- programmi sperimentali fortemente work-based per ragazzi in dispersione (Liceo del Lavoro) e Neet (MiniMaster Alberghiero e Housekeeping);
- training per giovani migranti;
- il Liceo Artigianale, liceo delle scienze applicate basato su un approccio reality-based;
- percorsi Its in Hotel management (italiano e inglese) e Digital marketing per il turismo.
Nel complesso, Cometa Formazione accoglie circa 450 studenti (oltre ai 200 della Fondazione Its-IATH), 50 formatori (inclusi 10 professionisti), 7 co-docenti, 15 tutor; un rapporto medio tra studenti e adulti pari a 6:1.
Le sfide globali precedentemente descritte sono alla base della scelta di Cometa, quasi 5 anni fa, di iniziare un percorso di internazionalizzazione finalizzato al consolidamento. Un consolidamento, tuttavia, che come già dettagliato, serve a porre le basi per la sostenibilità futura: una sostenibilità economica e culturale (metodi e modelli). In questo senso il fronte internazionale è servito a porre le basi, attraverso le attività di networking e progettazione, per sviluppare le pratiche formative, educative e di leadership a vantaggio di tutta la comunità educativa e della rete locale di Cometa[16].
La figura 1 richiama sinteticamente il modello di sviluppo internazionale seguito, ma anche il percorso, quasi cronologico, delle azioni avviate secondo un vero e proprio circolo virtuoso. Si tratta di 3 semplici categorie di attività:
- Networking: il primo passo è la costruzione di una solida rete di partner internazionali. L’adesione alle reti associative del mondo VET europeo è sicuramente un catalizzatore di contatti per avviare scambio di conoscenza, mobilità, ma anche per riconoscere complementarietà o sviluppare insieme progettualità in merito a metodi e approcci didattici, educativi, formativi.
- Consolidamento: la conoscenza e la stima reciproca tra partner viene sviluppata attraverso attività progettuali che portano sempre un consolidamento e uno sviluppo dell’attività di ogni singolo partecipante all’iniziativa. Documentare ai potenziali partner la propria attività, i metodi e i risultati è di per sé un primo stimolo a sviluppare un’azione di modellizzazione e misurazione; lo scambio di conoscenza tra buone pratiche porta poi a migliorare, arricchire, potenziare quanto fatto da ciascuno, sfruttando l’esperienza di ciascun partner in contesti spesso molto diversi ma con sfide simili.
- Innovazione: il dialogo e il lavoro comune portano una crescita che è sempre innovazione: di prodotto, di processo, di relazione, di sistema. Questo aspetto permette all’ente di formazione di ritrovarsi, al termine del percorso, diverso, arricchito e, di conseguenza, pronto ad aprirsi ad un range di potenziali partner diverso, più ampio per natura, per settore, per metodi.
Si tratta di un modello certamente empirico, ma che sintetizza, almeno nel caso di Cometa Formazione, che il processo di internazionalizzazione è un fattore di consolidamento ma anche di continua crescita; lo sviluppo, nella esperienza di Cometa, è sempre relazionale.
Figura 1: il modello di internazionalizzazione di Cometa (elaborazione propria)
3. Le attività e i numeri dell’internazionalizzazione
Se il modello appena descritto identifica un processo, le attività di internazionalizzazione che Cometa Formazione ha sviluppato negli ultimi 3 anni possono essere sintetizzate in quattro tipologie: mobilità; partnership strategica; partecipazione a tavoli di lavoro per il policy-making; visite e training. Un lavoro complesso, ma reso possibile da un ufficio dedicato alla progettazione (nazionale e internazionale) e dall’apertura non solo della leadership della scuola ma anche dei singoli operatori educativi.
La mobilità è forse tra gli aspetti più conosciuti di internazionalizzazione grazie ai contributi istituzionali (dalla Commissione Europea a Regione Lombardia). Cometa ogni anno permette in media a 10 studenti di svolgere un’esperienza all’estero nella forma del tirocinio (curriculare o extra) o di eventi/competizioni (GastroJunior competition per il settore cucina a Brno; concorso itinerante European Voice of Sales, tra gli altri). Oltre alla possibilità di consolidare la lingua inglese (proporzionalmente alla durata), significativa è l’attivazione di soft skills legate sia alla decisione di presentare e sostenere la propria candidatura per partire (capacità di self-marketing), sia alla necessità di far fronte, in autonomia, ad alcune sfide quotidiane fuori dal contesto parentale o di supporto scolastico. Molto importante, anche se per ora meno numerose, sono le mobilità incoming di studenti esteri in Cometa o in tirocinio nelle aziende del network: si offre così, alla maggioranza degli studenti che non può fare l’esperienza all’estero, di poter respirare un contesto internazionale anche a scuola o nelle imprese formative di Cometa.
Oltre 15 progetti, prevalentemente Erasmus+, sono stati avviati da Cometa Formazione con partner in diversi paesi della Ue ed extra-Ue. Costituiscono un’opportunità significativa per docenti, tutor e staff di poter arricchire il proprio bagaglio culturale, le proprie conoscenze e ampliare il proprio network di colleghi e aziende fuori dal contesto locale. Nell’ottica di sviluppo professionale, è un plus che Cometa offre al proprio personale; allo stesso tempo, i risultati (i prodotti di progetto) contribuiscono a modellizzare, arricchendole con il confronto internazionale, le pratiche educative e formative sviluppate negli anni dagli stessi docenti e tutor. Per questa ragione i progetti sono sempre indirizzati su temi di interesse specifico della scuola e della sua strategia, quali l’educazione all’imprenditorialità, il tutoring e la personalizzazione, la transizione scuola-lavoro e l’inclusione di studenti con svantaggio.
Un impegno importante è costituito dagli oltre dieci tavoli di lavoro e associazioni nei quali Cometa Formazione e il suo personale sono direttamente coinvolti: si tratta di ambiti spesso istituzionali nei quali sviluppare un lavoro di advocacy e supporto alle politiche, portando l’esperienza quotidiana degli operatori, le proprie necessità e le criticità. Alcuni di questi tavoli sono anche collegati ad occasioni seminariali più o meno significative: nel corso degli ultimi 18 mesi, ad esempio, Cometa ha ospitato e animato la conferenza annuale di EfVET (ottobre 2018) alla quale hanno preso parte circa 300 delegati internazionali, rappresentanti delle istituzioni (Dg Eac, Dg Empl, Dg Growth, Unesco-Unevoc, Regione Lombardia), agenzie internazionali e nazionali (Eurofound, Cedefop, Etf); allo stesso modo, a marzo 2019, Cometa ha ospitato la Conferenza annuale di Chain5, rete di operatori HVET, con il coinvolgimento diretto nelle attività di gestione evento dei ragazzi del Liceo del Lavoro e in collaborazione con IATH.
Infine, le visite sono cresciute in maniera significativa: negli ultimi 2 anni circa 200 ospiti internazionali hanno visitato Cometa; oltre alle 400 che hanno partecipato alle conferenze EfVET e Chain5. In molti casi, le visite assumono il carattere di visite formative di docenti e direttori IeFP in Cometa (nel 2019 da Cile, Estonia, Finlandia) o di personale Cometa all’estero (nel 2019, Bielorussia, Palestina e Tunisia), così come studenti di Università e centri professionali europei in tirocinio in Cometa (12 ragazzi). Questa categoria di attività ha segnato un notevole impatto sulla crescita di Cometa Research, il centro di ricerca sull’educazione di Cometa Formazione: è anche grazie alla rete di contatti e collaborazioni internazionali che Cometa Research e i suoi ricercatori (docenti, tutor ed educatori) hanno sviluppato oltre 50 articoli (pubblicati sul sito www.cometaresearch.org), in inglese e italiano. La realizzazione e la divulgazione dei risultati delle ricerche è stata poi al centro di interventi nel corso di workshop e conferenze, sia nazionali che internazionali, con il coinvolgimento di docenti e tutor, oltre alla dirigenza della scuola sul modello di alternanza scuola-lavoro e su altri temi di attualità per il mondo della formazione professionale. Sono più di 10 gli eventi scientifici/divulgativi a cui lo staff di Cometa ha preso parte attivamente nel 2019, raggiungendo oltre 400 esperti (ricercatori e policy makers); tra gli eventi più di rilievo, si segnala la European Conference for Educational Researchers (ECER) 2019 ad Amburgo.
4. Conclusioni
Il cambio di paradigma che sta avvenendo, a velocità esponenziale, nel mondo non risparmia anzi costituisce uno stimolo per il settore dell’educazione e formazione professionale, oggi chiamato a ripensare contenuti (conoscenze e competenze), metodi e luoghi dell’apprendimento non solo per gli studenti, ma anche per gli stessi formatori e lo staff. L’esperienza di Cometa Formazione, in linea con gli studi più recenti in materia, conferma che la risposta a queste sfide oggi non può venire in isolamento, ma solo dal confronto con l’esterno, dall’ecosistema locale di peers, istituzioni, aziende e ricercatori locali a quello internazionale. La vocazione all’internazionalizzazione, infatti, è quanto mai urgente in un contesto, quello odierno, in cui la globalizzazione spinge a dover guardare oltre i confini nazionali per identificare innovazioni in termini di prodotto, processo, relazione. Lo sviluppo è infatti sempre relazionale: dal networking, attraverso il consolidamento, all’innovazione. Naturalmente non si possono negare le difficoltà del modello di internazionale descritto: il carico di lavoro aumenta non solo per lo staff di progettazione e internazionalizzazione, ma anche per il personale educativo; nuove competenze devono essere rapidamente sviluppate, a partire dalla conoscenze delle lingue straniere; la burocraticità dei processi, soprattutto esterni alla scuola, riduce le opportunità; infine, i finanziamenti per la internazionalizzazione della formazione professionale, soprattutto a livello europeo, sono ancora gravemente insufficienti rispetto all’effettiva domanda. Proprio la sostenibilità economica costituisce una criticità significativa, in particolare al momento di iniziare un processo di internazionalizzazione: tuttavia, si può considerare un investimento iniziale che, se supportato adeguatamente, potrebbe portare risorse non solo direttamente ma anche indirettamente per il riconosciuto aumento di visibilità e di qualità del lavoro educativo svolto.
Bibliografia
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Note
[1] A.J. Shaw, K.J. Shaw e S. Blake, Examining Barriers to Internationalisation Created by Diverse Systems and Structures in Vocational Education and Training, «International Journal for Research in Vocational Education and Training», 3-2 (2016), pp. 88-105
[2] A. Tapani – A.O. Salonen, Identifying teachers’ competencies in Finnish vocational education, «International Journal for Research in Vocational Education and Training», 6-3 (2019) pp. 243-260
[3] L.T. Tran – N.T. Nguyen, Re-imagining teachers’ identity andprofessionalism under the condition of international education, «Teachers and Teaching: theory and practice», 21-8 (2015), pp. 958-973
[4] F. Jonsson – M. Almerud, Arbetsgivarens syn på utlandserfarenhet. Svenskt Näringsliv & Internationella Programkontoret, Stoccolma 2010
[5] I. Frisk, Developing personnel’s internationalization competences through staff mobility – Case Hyria, Tesi presso la HAMK University 2015
[6] E. van der Werf, Internationalisation strategies and the development of competent teaching staff, in J. Beelen – H. de Wit (a cura di), Internationalisation Revisited: New Dimensions in the Internationalisation of Higher Education, Centre for Applied Research on Economics and Management (CAREM), Amsterdam 2012
[7] M. Gessler, S. Peters, L. Holle e I.K. Kühn, Internationalisation of German VET providers: New business models for new markets?, in F. Marhuenda – M.J. Chisvert-Tarazona (a cura di), Pedagogical concerns and market demands in VET. Proceedings of the 3rd Crossing Boundaries in VET conference, Vocational Education and Training Network (VETNET) 2019, pp.261-271
[8] L.T. Tran – K. Dempsey (a cura di), Internationalization in Vocational Education and Training: Transnational Perspectives, Springer, Cham/Switzerland 2017
[9] L.T. Tran – K. Dempsey, Internationalisation in VET: Moving from the periphery to the centre, IEAA Research Digest n.7, 2015, http://www.ieaa.org.au/documents/item/603
[10] Commissione Europea, Erasmus+ annual report 2017, Publication Office of the European Union, Lussemburgo 2018
[11] Commissione Europea, Mapping of Centres of Vocational Excellence, Publication Office of the European Union, Lussemburgo 2019
[12] Etf. Centres of vocational excellence: An engine for VET development?, In pubblicazione
[13] Unesco-Unevoc, Innovation in TVET: new opportunities and challenges Trends mapping, UNESCO-UNEVOC International Centre for Technical and Vocational Education and Training, Bonn 2019
[14] P. Nardi, I. Bengo e D. Caloni, Reality-Based Learning And The Oliver Twist School: Towards A New Approach In VET, Cometa Research Series 2018, pubblicato online su: https://cometaresearch.org/educationvet/reality-based-learning-and-the-oliver-twist-school-towards-a-new-approach-in-vet/
[15] F. Ferrazza – P. Nardi, From “tayloristic” school to “tailor-made” education and training, cit.
[16] P. Nardi, I. Bengo e D. Caloni, cit.
[1] F. Ferrazza – P. Nardi, From “tayloristic” school to “tailor-made” education and training, Cometa Research Series 2017, pubblicato online su: https://cometaresearch.org/educationvet/from-tayloristic-school-to-tailor-made-education-and-training-the-way-to-a-lifelong-learning-attitude/